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Care studentesse e cari studenti, Magnifico Rettore, Presidente del Senato della Repubblica, Autorità, professoresse e professori. Un saluto a tutti i presenti.

Pochi giorni fa perdeva la vita un giovane laureato in Nigeria: si chiamava Prince Jerry Igbinosa. Per cercare un futuro migliore aveva deciso di attraversare l’inferno libico, il Mediterraneo ed era arrivato nel nostro Paese, dove stava lavorando e studiando. Tentava di integrarsi, ma recentemente gli era stata negata la possibilità di permanere in Italia.

Prince Jerry aveva 25 anni, cinque più di me. Altre differenze? Lui studiava Chimica, io Storia. Per lasciare il suo paese è stato costretto a un viaggio rischioso e traumatico, mentre io posso spostarmi liberamente nel mondo e spero di andare presto in Erasmus. Io sono vivo, lui è morto.

E poi, il colore della pelle. Lui era nigeriano, io sono italiano, e proprio perché sono italiano a qualcuno sembra che la mia vita valga di più. Riguardo alla sua scomparsa, a prescindere dalle polemiche emerse, c’è un dato innegabile, su cui è importante riflettere: esiste un’immensa diseguaglianza a livello globale costantemente in crescita; io mi sento un privilegiato rispetto a gran parte dei miei coetanei nel mondo.

Tuttavia la mia generazione è in difficoltà, fa fatica ad appropriarsi del suo futuro, e forse ancor di più del suo presente. Facciamo i conti con la disoccupazione giovanile, il precariato e anni di pesante definanziamento del sistema universitario, una tendenza non invertita in modo sostanziale da un lieve aumento dell’ultimo FFO. La scarsa considerazione politica dell’Università come realtà cardine per la crescita culturale ed economica di un Paese si materializza in continue violazioni del costituzionale diritto allo studio, in un’alta contribuzione studentesca e nella scandalosa esistenza di studenti idonei alla borsa di studio ma che non possono beneficiarne perché non ci sono soldi.

Un’ulteriore conferma è l’ultima Legge di Bilancio, con le ennesime decurtazioni mascherate da “accantonamenti finanziari”, fortemente denunciate anche dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari di cui abbiamo convintamente condiviso la protesta. Colgo l’occasione per salutare la presidente del CNSU, Anna Azzalin, studentessa dell’Università di Padova che è qui presente.

Vi è poi la contraddizione del numero programmato, a fronte di una percentuale di laureati che colloca il nostro Paese quasi ultimo tra i membri Ocse. Attenzione, però: nessuna programmazione è superabile se non si decide di rifinanziare opportunamente il sistema! Eppure un doveroso e strategico cambiamento di rotta non sembra nell’agenda di alcun governo, e purtroppo nemmeno tra i temi prioritari del dibattito pubblico.

Ritengo giusto constatare che l’Ateneo patavino resiste e lavora affinché, alla soglia dei suoi 800 anni, i valori di pluralismo, partecipazione e autonomia che l’hanno fondato proseguano ad ispirarci. Mi sento di dire che tanto si sta facendo nel coinvolgimento degli studenti, ma tanto c’è ancora da fare. È positiva l’interlocuzione tra l’attuale Amministrazione comunale e l’Ateneo, uniti dalla visione della città come luogo d’inclusione e benessere per tutte e tutti. C’è una nuova sensibilità nei confronti della popolazione studentesca che ha portato all’apertura di nuovi spazi di studio e ad innovativi investimenti in materia di mobilità urbana, che auspichiamo possano aumentare.

Ma sarebbe d’altro canto facile, in questa cerimonia, limitarsi agli encomi. Devo sottolineare lo stridente contrasto tra questa narrazione e alcuni aspetti della realtà che non possiamo ignorare. È apprezzabile che il nostro Ateneo abbia promosso una Carta degli impegni di sostenibilità, nel contesto di una forte attenzione verso le tematiche ambientali. Eppure, a livello globale, il presidente del Brasile questi valori li nega e mette sotto attacco l’Amazzonia in nome del denaro.

Due mesi fa il nostro Ateneo ha ospitato la senatrice Liliana Segre che ci ha portato un’appassionata testimonianza contro indifferenza, odio e razzismo, un abominio che dovrebbe essere relegato al passato. E invece, proprio a Padova, per gli studenti stranieri non è sempre facile ottenere risposta alla richiesta di un appartamento in affitto. Mentre in università ci si impegna per rafforzare la dimensione internazionale e si costruiscono nuovi ponti tra culture, qualcuno riporta in auge la retorica dei muri e dei nazionalismi.

Proprio per questo, nel ricordo di Prince Jerry, voglio chiudere citando altri tre giovani che hanno perso la vita all’estero: le frontiere a cui pensavano racchiudevano l’intero mondo. Antonio Megalizzi, giornalista universitario morto in un attentato a Strasburgo. Valeria Solesin, ricercatrice uccisa a Parigi, a cui gli studenti del corso di laurea in Scienze sociologiche hanno dedicato un’aula, come pure a Giulio Regeni. Sono passati tre anni dall’omicidio di Giulio, ma la richiesta di verità non è ancora stata soddisfatta. E io qui la ribadisco: vogliamo la verità per Giulio Regeni!