Ieri sera, durante la “Notte in Rosso – Sociologia Occupata!”, l’assemblea permanente dell’occupazione ha scritto la seguente lettera alla Ministra Fedeli ed al Rettore dell’Università di Padova per spiegare le motivazioni della nostra protesta ed allarmare, ancora una volta, sul tragico destino che sta accomunando gran parte degli atenei italiani, compreso il nostro.
Egregia Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Senatrice Valeria Fedeli
Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Padova
Prof. Rosario RizzutoScriviamo questa lettera dall’assemblea permanente in corso nell’aula magna della sede di sociologia dell’Università degli Studi di Padova, occupata per questa notte da oltre cento studenti su iniziativa di Studenti Per – Unione degli Universitari Padova: nostro obiettivo è quello di porre attenzione su questioni e problematiche relative al sistema universitario del nostro Paese non più rinviabili.
Abbiamo deciso di intraprendere un’azione così forte, come l’occupazione di una sede universitaria, a partire dall’ennesima introduzione di un numero programmato, in questo caso nel corso di studio triennale di Scienze sociologiche, approvato nel Consiglio di corso del 15 novembre 2017, chiara fotografia di un sistema universitario al collasso non più in grado di provvedere all’erogazione di un servizio pubblico e per tutti.
L’accesso al sapere, infatti, nel nostro Paese risulta sempre più ostacolato. Il proliferare di numeri programmati a livello locale sta generando un pericoloso effetto a cascata incapace di risolvere il problema principale e di fondo: il sottofinanziamento. Così facendo non si fa altro che spostare il temuto sovraffollamento di Scuola in Scuola, portando gli atenei a chiudere gli accessi di sempre più corsi. Spesso le motivazioni addotte per l’introduzione del numero programmato, come nel caso di specie, non riguardano nemmeno un ipotetico miglioramento della qualità della didattica, ma, sono figlie di un sistema di accreditamento che presenta evidenti criticità non più ignorabili: mancano i fondi necessari per l’assunzione di nuovo personale docente e tecnico amministrativo, serve potenziare il sistema di diritto allo studio per tutte e per tutti.
Inoltre, con la “cura dimagrante” – di cui la stessa Ministra ha fatto menzione di recente – che ha interessato il sistema di finanziamento dell’università italiana, la valutazione ha assunto un carattere eccessivamente punitivo e non più perequativo, portando gli atenei a concorrere gli uni contro gli altri per le stesse scarse risorse, senza che si valutassero indicatori capaci di tener conto del contesto in cui opera il singolo ateneo. Per questo l’impianto della valutazione va ripensato, affinché non sia più uno strumento che alla lunga porti alla contrazione del sistema universitario, ma che miri ad ottenere un’università pubblica diffusa e di qualità su tutto il territorio nazionale.
Non solo, ogni giorno ci misuriamo con l’enorme sbarramento causato dai costi che come studenti e famiglie dobbiamo sostenere per intraprendere il nostro percorso universitario. Ogni anno siamo costretti a pagare migliaia di euro di tasse universitarie, aumentate mediamente del 60% a livello nazionale negli ultimi dieci anni, come mostrato dalla nostra inchiesta sul tema, consegnando all’Italia il terzo posto fra i Paesi europei per le tasse universitarie più alte. In particolare, l’Ateneo di Padova si trova tra i primi dieci atenei più costosi in Italia, con picchi di tasse che superano persino i 3.000 euro. Gli aumenti delle tasse sono dovuti al costante definanziamento che si è abbattuto sul sistema universitario negli scorsi anni e che continua tuttora, costringendo gli Atenei ad attingere fondi direttamente dalle tasche degli studenti, spesso anche eccedendo il limite legale del peso del 20% delle tasse universitarie sul Fondo di Finanziamento Ordinario rendendo di fatto illegali le cifre che siamo costretti a pagare per frequentare l’Università.
Oltre alla drammatica situazione relativa alla contribuzione studentesca, vediamo come siano carenti tuttora anche i servizi di diritto allo studio universitario, a partire dai troppi studenti che rientrano nella figura unicamente italiana dell’idoneo non beneficiario, i quali, pur avendo diritto alla borsa di studio, non la ricevono per mancanza di fondi. Manca del tutto un sistema di welfare studentesco che sia capace di garantire un diritto allo studio omogeneamente in tutto il Paese: basti pensare ai costi spesso altissimi di trasporti, affitti, testi universitari e mense.
In un contesto di sottofinanziamento generale a pesare sono state anche alcune scelte politiche ingiustificabili, unicamente indirizzate a disperdere i già esigui investimenti fatti nella formazione universitaria. Superborse , Cattedre Natta , superdipartimenti : sono solo tre esempi che abbiamo da subito condannato chiedendone l’abolizione per ricollocare quelle risorse su fondi ordinari di finanziamento. Non solo, anche i fondi destinati alle borse di studio sono ancora drammaticamente insufficienti: per eliminare definitivamente la figura dell’idoneo non beneficiario serve rifinanziare il Fondo Integrativo Statale di 150 milioni subito.
Non possiamo più aspettare: c’è un’intera Legge di Bilancio su cui intervenire per dimostrare come l’Università rappresenta una priorità reale e non solo elettorale per l’Italia, è arrivato il tempo di investimenti veri e strutturali. Ve lo chiediamo a gran voce, ve lo chiediamo adesso.
Vogliamo che l’istruzione torni a rappresentare davvero una priorità per il Paese, che ad oggi figura tra gli ultimi posti per numero di laureati in Europa. Bisogna restituire il giusto valore al processo di formazione culturale, invertendo la logica che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni.
Serve costruire in maniera seria e progettuale un orientamento universitario anche nelle scuole superiori. Il processo formativo universitario, indipendentemente dal settore di specializzazione, crediamo debba essere trasversalmente valorizzato per la ricchezza che rappresenta in termini di crescita per l’individuo e per la società tutta. In un contesto nel quale il Paese non dà garanzie di stabilità e precarizza drammaticamente il mondo del lavoro, la nostra generazione è alla costante ricerca di sicurezza economica e prestigio sociale, impossibilitata a riconoscere la cultura come processo fine a sé stesso e costretta a ripiegare su percorsi universitari che nell’immaginario collettivo garantiscono quella stabilità e quella sicurezza negate e continuamente calpestate.
Per la costruzione di un’Università all’altezza degli standard europei riteniamo, infine, di estrema importanza l’interlocuzione continua e profonda con la componente studentesca. Chiediamo venga valorizzata la rappresentanza studentesca, coinvolgendola davvero nei processi decisionali e non solo a valle. Contestualmente a queste considerazioni, chiediamo quindi un’inversione di marcia immediata e radicale, che arrivi a offrire un’Università libera, pubblica, aperta, gratuita e di massa.
La nostra protesta non finisce qui, riteniamo le nostre rivendicazioni fondamentali. Questo processo ci vedrà ancora pronti alla mobilitazione, non mancheranno da parte nostra risposte forti e decise. Non si può continuare a fingere di non essere responsabili di queste decisioni. Chiediamo una presa di posizione forte e chiara: si apra finalmente e subito un confronto per ripensare, insieme, un nuovo modello di Università per il Paese. Come Unione degli Universitari continueremo ad esserci e a portare avanti le nostre battaglie. Ascoltateci.
Studenti Per – Unione degli Universitari Padova
Siamo solo all’inizio della nostra mobilitazione per un’università accessibile a tutti, di qualità, gratuita e e libera.
Sempre dalla stessa parte, quella degli studenti!