Apprendiamo in queste settimane come diversi corsi di laurea della Scuola di Scienze, triennali e magistrali, stiano prendendo la decisione di prevedere dal prossimo anno l’introduzione del sistema d’accesso a numero programmato.
In particolare, il Dipartimento di Fisica e Astronomia ha già deliberato che, dall’Anno Accademico 2017/2018, la triennale di Fisica prevederà un test d’ammissione con una numerosità massima di 200 posti, mentre il Dipartimento di Matematica ha deliberato un numero massimo di iscritti pari a 50 per la laurea magistrale di Informatica. Per quanto riguarda il corso di Fisica l’unica motivazione addotta per questa scelta è la carenza di spazi per le lezioni e i laboratori, problema ormai più che diffuso in tutto l’Ateneo, in particolare nella Scuola di Scienze. Ancora più gravi sono le ragioni riportate dal CCS di Informatica, per la cui laurea magistrale il numero programmato viene istituito in via “precauzionale”. Il numero fissato, infatti, è leggermente superiore alle immatricolazioni del corrente a.a. ed è stato istituito anche su sollecitazione degli “incubatori, acceleratori e facilitatori di start-up innovative”, partner nella nuova LM. Riteniamo inaccettabile che siano enti esterni all’Università ad influire sulla scelta di rendere un corso di laurea a numero programmato, tanto più se le attività che li coinvolgono sono facoltative per gli studenti. Inoltre altri corsi di laurea, come Biotecnologie Industriali, hanno iniziato a prendere in considerazione tale procedura e anche la nuova laurea magistrale in Data Science verrà attivata con numero programmato (non sono ancora state definite le modalità di selezione degli studenti).
I nostri rappresentanti degli studenti hanno presentato tutte queste perplessità e critiche nelle varie sedi durante le scorse settimane e, in Consiglio di Scuola, si sono espressi contrariamente all’istituzione dei numeri programmati.
Durante il Senato Accademico del 14 Dicembre, poi, abbiamo ribadito la nostra contrarietà votando contrario all’introduzione dell’accesso programmato per la laurea triennale di Fisica.
Crediamo che queste scelte, che vanno a limitare ulteriormente la possibilità di accedere a un corso di laurea di ambito scientifico, siano abbastanza discutibili. Sarebbe infatti più opportuno intanto ottimizzare l’organizzazione degli spazi d’ateneo, processo già in fase di sviluppo attualmente, per poi ridiscutere ulteriori possibilità. In particolare, l’introduzione di ulteriori accessi programmati potrebbe produrre già dal prossimo anno accademico un “effetto a valanga” in cui studenti esclusi dall’accesso ad un corso di laurea decidano di iscriversi a corsi di laurea affini della nostra Scuola. Senza ombra di dubbio questa pratica rischia di spostare il problema del sovraffollamento da un Dipartimento all’altro, anziché risolverlo.
È arrivato il momento di mettere mano concretamente e intelligentemente agli spazi della Scuola di Scienze e dell’Ateneo di Padova in generale. Corsi di studio di alta qualità che producono ottimi laureati non possono essere bloccati solo per mancanza di infrastrutture. È fondamentale che in questo processo vengano coinvolti gli studenti, primi fruitori degli spazi di Ateneo, e che si valutino le effettive necessità dei corsi di studio che adotteranno quegli spazi, per evitare che si ripetano situazioni come quelle del Fiore di Botta.
Con la bassa percentuale di laureati nel nostro Paese, ben lontani dagli obiettivi europei in termini di istruzione, limitare l’accesso al sapere, soprattutto quando questo non è dettato da problematiche insormontabili o irrisolvibili, risulta essere una scelta nefasta che va ulteriormente a escludere chi vorrebbe studiare nel nostro ateneo e approcciarsi al mondo scientifico.
Sempre dalla stessa parte, quella degli studenti.
Studenti Per – Udu Padova